lunedì 29 agosto 2011

3.4 LIM: PRO E CONTRO



Mario Fierli[1] sulle LIM asserisce che: “ questi congegni si possono usare in tanti modi diversi al servizio di altrettanti modelli della lezione in classe e, fra questi, dei modelli più antichi. Il problema è che una lavagna interattiva non garantisce una lezione interattiva. L’interattività didattica consiste nel far interagire continuamente quello che l’insegnante dice, mostra e, soprattutto, chiede, con quello che gli studenti pensano, capiscono, hanno la possibilità di rispondere e di domandare. E' imbarazzante constatare che è possibile fare lezioni interattive con la lavagna tradizionale e lezioni non interattive con la lavagna interattiva[2].

Il problema principale, quando si parla di utilizzo effettivo (non come proiettore) della LIM in classe, è che per essere veramente un’attività arricchente, che favorisca la costruzione di concetti e di significati negli alunni bisogna fare un’attenta progettazione delle attività da svolgere e questo, come è facile intuire, richiede molto tempo e lavoro.

Alcuni docenti vedono nella LIM un allontanamento dalle teorie costruttiviste e un accentramento sul docente che cade nella metodica della lezione frontale, potenzialmente amplificata dal mezzo. Personalmente, come docente, non condivido questo pensiero perché, secondo me, dipende dalla mentalità e dalla voglia di fare che c’è dentro ognuno di noi, la LIM è solo uno strumento e come tale può essere usato in vari modi se il tuo scopo è quello di coinvolgere i ragazzi e di dargli più possibilità possibili per costruirsi la loro conoscenza allora la LIM è un buon strumento perché con la connessione ad internet e le sue molteplici risorse ti può aiutare a sostenere e guidare i tuoi alunni, devi avere qualche conoscenza base di informatica loro sono nativi digitali se vuoi la loro attenzione non puoi non parlare la loro lingua.

 Non è facile fare delle considerazioni sull’efficacia a lungo termine  apportati dall’introduzione di metodi di insegnamento/apprendimento collegati alla LIM. Possiamo prendere in considerazione le ricerche svolte dall’agenzia britannica B.E.C.T.A. (British Educational Communications and Technology Agency) nel 2003,[3]che, paragonandola alle tecnologie usate in Classe, mostra la LIM e i metodi che ad essa sottendono come capaci di aumentare l’attenzione migliorando la motivazione e il coinvolgimento e di migliorare anche l’apprendimento grazie alle spiegazioni-presentazioni più chiare, efficienti e dinamiche.

Più recentemente, Bridget Somekh nel 2007, sottolinea come i miglioramenti sopra citati siano legati alla conoscenza del docente delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e alla frequenza di utilizzo della LIM, un’altra nota evidenzia il vantaggio degli alunni disabili e degli alunni più piccoli dovuto all’indipendenza da strumenti come la tastiera. Secondo gli studi di Rudd (2007) la LIM ha, invece, una funzione meno deterministica nella didattica e quindi nei cambiamenti positivi citati prima.

Personalmente vedo la LIM come uno  strumento che se utilizzato in modo intelligente, può permettere esperienze significative offrendo la possibilità di esplorare un ambiente corrispondente con l’oggetto di studio motivando così gli alunni a chiedersi il perché di ciò che osservano e, infine, favorendo il passaggio da una conoscenza implicita e tacita a una conoscenza esplicita e consapevole.[4] Da un altro punto di vista l’introduzione della L.I.M. in classe, spinta anche da ovvie ragioni di business nell’hardware,può essere vista come una semplice tecnologia innovativa che va a innovare come ipotizza Calvani (2009) una delle tecnologie più vecchie, la lavagna nera di ardesia, rischiando di mettere soltanto un po’ di trucco ad una altrettanto antica forma di insegnamento, quella della lezione frontale.[5] Io lo vedo come uno strumento che ha in sé le potenzialità per innovare profondamente il processo di insegnamento-apprendimento.

Spesso, però, un utilizzo saggio delle nuove tecnologie non è immediato. Secondo alcuni studi (Bonaiuti 2010), il processo attraverso il quale l’insegnante giunge ad utilizzare le LIM in modo più proficuo passa attraverso tre fasi:



1.        fase “di supporto didattico” in cui l’insegnante usa la lavagna bianca solo come supporto visuale alle sue lezioni e non per lo sviluppo di concetti e significati;



2.        fase “interattiva” in cui l’insegnante inizia a far uso di alcune potenzialità delle LIM per stimolare l’intervento degli allievi durante la lezione e per rendere più chiari alcuni concetti;



3.        fase “altamente interattiva” caratterizzata dalla messa in atto di strategie di insegnamento-apprendimento che spostano il focus dall’insegnante alla LIM per un apprendimento centrato sullo studente.[6]



[1] Coordinatore del Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche e membro dello Steering Committee del progetto EuroSchoolnet,
[2] Fierli M. (2003), Tecnologie per l’educazione, Laterza, Roma-Bari
[3] Vedi:  “What research says about interactive whiteboards” pubblicato dalla BECTA nel 2003
La BECTA è un’agenzia governativa della Gran Betagna che support ail Governo nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella scuola e nella formazione professionale.
[4] Piochi e Faggiano , 2010] PIOCHI B. FAGGIANO E. Matematica e tecnologie: una
_formativa/index.php?action=tunnel&lms_id=297
[5] Calvani, (2009) “Teorie dell’istruzione e carico cognitivo, Modelli per una
scuola efficace”, Trento, Erickson.
[6] Bonaiuti, (2010) BONAIUTI G. IWB: Uno strumento per l’innovazione della didattica?
In: http://scuola8.scuole.bo.it/atti/bonaiuti_lavagne_bologna.pdf, 2010

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